Tu mangeresti spazzatura, cibi avariati e tutto quello che sai che può farti male? Suppongo di no. E il motivo è che scegli cosa mettere nel tuo piatto. Attivi le tue conoscenze e in modo anche critico, stabilisci quello che ti fa bene e cosa no. Ognuno lo fa a modo suo. Allora perché non fai lo stesso con le notizie di cui ti nutri e impari a dire no alle fake news?
Grazie al web e ai social, mai come in questo tempo, ognuno di noi ha a disposizione una marea di notizie e contenuti: testi scritti, video, foto e così via. Ci arrivano dagli amici, li condividiamo e li produciamo, tutte le volte che mettiamo online un post. In questo sovraccarico informativo, incappare in una bufala è più facile che mai. Secondo un sondaggio dell’Eurodap (Associazione europea disturbi attacchi di panico) per l’AdnKronos Salute, oltre la metà degli italiani ha dato credito, almeno una volta, alle fake news trovate in Rete. Il 71% degli intervistati ha affermato di informarsi tramite i social, il 61% dà più credibilità a una notizia se viene diffusa da una fonte attendibile e conosciuta, mentre il 44% ha dichiarato di porsi qualche dubbio prima di dare per certo e scontato che una notizia sia vera. “Le fake news attecchiscono su un lettore a cui non interessa tanto la veridicità della notizia, quanto che quest’ultima confermi la sua visione e rafforzi il suo modo di vedere le cose”, spiega il giornalista Federico Ruffo, inviato per i programmi tv “Presa Diretta” e “Report” e attualmente conduttore su RaiTre de “Il Posto Giusto”. “Le bufale trovano un terreno fertile quando affermano quello che vogliamo sentirci dire e questo porta a un abbassamento della nostra criticità e della nostra capacità di metterci in discussione e anche di dialogare con chi non la vede come noi. Inoltre ci informiamo sempre più spesso tramite i social, invece che direttamente dalle testate giornalistiche accreditate e storiche. E questo vuol dire che sempre meno andiamo a cercare le notizie, ma ci arrivano grazie a degli algoritmi, che le hanno selezionate in base ai nostri gusti. E poi sui social siamo più rilassati e meno attenti, coinvolti in un loop di stimoli continui, che spesso porta a una condivisione immediata, poco ragionata, finalizzata solo a esserci e a ricevere la dose quotidiana di gratificazione e approvazione attraverso i like. Quindi, spesso diffondiamo notizie in modo superficiale, per il gusto di farlo, con leggerezza, non solo perché ci arrivano dalle fonti che rispecchiano (e rafforzano) di più il nostro punto di vista, ma anche dai nostri “amici”, persone che la pensano come noi o che reputiamo affidabili”. Le bufale e la disinformazione sono sempre esistite, ma ciò che le differenzia oggi è l’aspetto economico. “I siti che producono notizie inventate hanno lo scopo principale di ottenere profitti, grazie ai click”, dice il giornalista. “Le diffondono con i social, agganciando il lettore con titoli ad effetto e fortemente emotivi, per portarli ad aprire il link e finire così sul sito. Lì si aprono banner pubblicitari a cascata e quindi visualizzazioni per gli inserzionisti e soldi per chi spaccia bufale. Il click di un singolo sembra essere il più gratuito dei gesti, ma se ripetuto da decine di migliaia di persone genera parecchia ricchezza”.
Non sentirti disarmata, perché per scoprire se hai davanti una fake news ci sono tanti indicatori e campanelli d’allarme, che possono aiutarti a non renderti partecipe di questo circolo vizioso, riuscendo anche a interromperlo. Se non vuoi inquinare la tua vita e i tuoi pensieri con le bufale, ecco le 6 dritte suggerite dall’esperto per difenderti quando ti informi.
6 consigli per riconoscere le fake news
1. Diffida dei titoli troppo accattivanti ed emotivi
È la prima cosa che ti colpisce e chi confeziona bufale sa come creare un titolo sensazionalistico ed emozionale, che arrivi alla pancia del lettore. Spesso sono scritti in maiuscolo, hanno anche punti esclamativi e c’è un uso eccessivo di aggettivi aggressivi e di parole che un giornalista non userebbe mai. Ad esempio, “asfaltato”, “clamoroso”, “assurdo”, “umiliato”, “sbugiardato” e via dicendo. Questi termini implicano un giudizio e una presa di posizione, che in una notizia vera non troverai. Molti titoli fanno riferimento a temi razzisti, altri sono legati al sesso o incitano l’odio. Alcuni riportano la dicitura: “Condividi prima che Facebook la cancelli”. Sappi che l’algoritmo di Facebook non cancella notizie verificate, quindi un avvertimento di questo tipo non ha senso. In generale, se le affermazioni contenute nel titolo ti sembrano troppo esagerate, con molta probabilità la notizia è falsa.
2. Il testo non è fluido e contiene errori
Se hai aperto il link e hai iniziato a leggere, una delle cose che ti salta subito all’occhio è che spesso il contenuto non c’entra nulla con il titolo e che la scrittura non è fluente, anzi è piena di errori. Dai uno sguardo anche alla formattazione: molti siti di notizie false hanno un’impaginazione strana e sciatta.
3. Attenta all’indirizzo web
Molti siti di bufale hanno scelto nomi molto simili alle testate più note e accreditate, facendo dei cambiamenti minimi e certe volte impercettibili al primo sguardo agli URl di questi siti. Ad esempio il Fatto Quotidaino o LiberoGionale. In questo caso puoi accedere al sito per confrontare l’indirizzo con quello della forma attendibile.
4. Verifica la fonte
È fondamentale controllare che la notizia provenga da una fonte attendibile, che reputi autorevole e affidabile. Se a darti la notizia è un sito che non conosci, vai alla sezione “chi siamo” o “informazioni” per vederci più chiaro.
5. Usa Google per vedere chi ha dato quella notizia
Basta digitare sul motore di ricerca le parole chiave di quella news per controllare se qualche altro sito ne ha parlato. Se non trovi nessuna altra fonte o solo siti poco credibili, allora è molto probabile che sia falsa.
6. Attenta alle foto
Così come i titoli spesso non c’entrano nulla con il testo, anche le foto possono servire come abbocco. A volte sono autentiche ma fuori contesto, altre sono immagini o video ritoccati. Anche qui puoi fare un check con Google Image, ricercando quello scatto per verificare l’origine.