Love&Sex
E tu sai accettare un NO in amore?
Non possiamo piacere a tutti e capita che l’amore che proviamo verso qualcuno non sia corrisposto. Oppure che con il tempo sia scemato e sia arrivata l’ora di prendere strade differenti. Così quando arriva un suo no o un suo arrivederci, il rischio è che si possano aprire voragini di sofferenza e delusione dentro di noi, mettendo in discussione quanto valiamo e quindi la nostra autostima. Non tutti davanti a una delusione amorosa riescono a trarne una lezione per sé e per indirizzare meglio le proprie relazioni, anzi spesso ci si macera di perché e di sensi di colpa, si cercano spiegazioni, oltre a quelle che ci vengono date, e non ci si rassegna. E quando si getta la spugna, lo si fa con rabbia e disprezzo, sminuendo e denigrando l’altro, covando acredine finché il tempo non ce lo fa mettere da parte. Ma spesso non è la soluzione, perché quel disagio resta lì e si manifesterà quando apparirà un altro NO nella nostra vita.
C’è un modo sano per accettare un rifiuto? Per accoglierlo, seppur con dispiacere, senza però fare in modo che ci rovini la vita? Ne abbiamo parlato con il life coach Alessandro Cozzolino, che ci ha dato anche 5 consigli per imparare ad accettare un due di picche con serenità.
Perché non poche persone fanno fatica ad accettare un rifiuto, soprattutto nella sfera sentimentale?
“Ciascun essere umano interpreta il NO come una sorta di carburante che va ad alimentare una visione di sé oltremodo negativa, sbagliata e immeritevole di amore, stima e rispetto. In realtà, il rifiuto in sé e per sé non è altro che la comunicazione da parte dell’altro che la nostra persona non è idonea né compatibile con i suoi piani o desideri, e non una sentenza definitiva contro chi siamo nella nostra totalità. Tuttavia molti di noi percepiscono tale esclusione dalla vita dell’altro come una sorta di irrevocabile giudizio negativo della propria persona, del proprio essere, della propria identità. Tale convinzione deriva da esperienze lontane e passate, magari cadute nell’oblio ma sempre vive e presenti nel nostro inconscio, in cui le nostre figure genitoriali – loro malgrado – ci hanno fatto sentire e percepire come sbagliati, non accolti né accettati e quindi indegni di considerazione e, meno che mai, d’affetto. Siccome quella di mamma e papà e tra mamma e papà è la prima forma d’amore con cui tutti noi entriamo in contatto, i loro rimproveri, le loro ramanzine o punizioni – a torto o a ragione – ci infondono le prime sensazioni di inadeguatezza. Per questo motivo i loro NO e i loro disaccordi, sia verso di noi sia tra loro stessi, possono arrivare a farci credere di essere persone brutte, cattive e colpevoli. Se da bambini le negazioni non vengono argomentate e spiegate chiaramente, si cresce con il terrore di rivivere situazioni di rifiuto tanto inspiegabili quanto insopportabili che possono indurre il soggetto a compiere gesti estremi e irreparabili proprio per via dell’incapacità di leggere con esattezza cosa c’è davvero dietro un rifiuto”.
Spesso oltre a sentirci feriti nei sentimenti, mettiamo in discussione la stima verso noi stessi. Perché succede?
“Il vero amore include anche e soprattutto la stima dell’altro. Ergo se in amore non siamo ricambiati, va da sé che la nostra autostima – se non è sufficientemente forte e solida alla base – crolla come un castello di carte. Siccome in molte relazioni si sta insieme per bisogno, per incapacità di stare da soli, per attaccamento e non per vero amore, quando l’altro ci lascia e va via porta con sé il nostro “valore” creando in noi una sensazione di vuoto incolmabile e di smarrimento totale. È un po’ come se la nostra mente ci dicesse che “se ha scelto di andarsene vuol dire che non valgo niente” o “se mi lascia per un’altra persona è perché l’altro vale più di me” o peggio ancora “se vuole stare da solo, valgo meno del vuoto della solitudine”. Queste e altre sconcertanti affermazioni mentali vanno tristemente a risvegliare e ad alimentare quelle sensazioni vissute un tempo molto lontano – quando la nostra autostima era labile e facilmente influenzabile perché in via di formazione – ed è come se esclamassero: “Lo vedi? Avevano ragione a dirti che è colpa tua, perché non sei abbastanza e non vali niente!”. Se in passato mamma e papà – quindi il primo amore che abbiamo conosciuto – mi hanno fatto sentire male e in colpa, non c’è da stupirsi del fatto che oggi più mi sento svalutato, più mi sento in un certo senso “amato”. Questa sensazione oltremodo malsana e disfunzionale non ha molto a che vedere con l’altro che ci rifiuta o sceglie di andar via visto che, in realtà, il suo NO rappresenta solo e unicamente la punta di un iceberg molto più profondo di quanto visibile in superficie”.
Nessuno è felice di ricevere un due di picche, è un’esperienza difficile da gestire. Quali sono le reazioni più comuni e anche meno utili e più deleterie?
“Se sono cresciuto dovendo “lottare” per esprimermi, farmi valere, notare ed amare, allora se tu non mi ami, se non mi consideri e mi fai sentire invisibile farò di tutto per “combatterti” e punirti perché è questo che ho dovuto imparare per esistere. La rabbia quasi sempre è un’espressione violenta e aggressiva – nonché disfunzionale – di un dolore represso e irrisolto. Le radici di tale dolore sono nel passato e siccome ciascuno ha un proprio passato unico e irripetibile, le reazioni cambiano da persona a persona ma in sostanza si tratta sempre e comunque della stessa cosa: continuare a ferire e ferirsi. A seguito di una rottura o di una separazione non sono poche le persone che (si) fanno del male mediante gesti, pensieri e parole oltremisura insalubri oltre che inefficaci e controproducenti. “Se io soffro allora devi soffrire pure tu”. È ancora una volta l’amore appreso da mamma e papà che magari si sono feriti a vicenda e quindi se ci feriamo anche noi allora in fin dei conti è amore. Da questa convinzione probabilmente inconscia e dalla concezione sicuramente distorta e malata di amore nascono quegli atteggiamenti che vanno dagli appostamenti sotto casa o davanti all’ufficio allo “spiare” l’altro sui social per vedere cosa fa e con chi se la fa, dall’invio di messaggi di minacce e insulti allo stalking vero e proprio, dalla messa in piazza di dicerie più o meno false fino ad arrivare a quegli epiloghi di cui è piena la cronaca nera a livello globale”.
C’è un modo diverso di incassare un NO senza che diventi una tragedia che ci rovini la vita, anche per molto tempo?
“Ci vuole un importante lavoro di introspezione, analisi e consapevolezza del proprio sé e del proprio vissuto. Soltanto prendendo coscienza del fatto che determinati nostri atteggiamenti e attaccamenti sono dovuti a quanto immagazzinato dalla nostra mente e dal nostro cuore in un passato alquanto remoto, riusciamo a liberare l’altro dal peso di un ruolo che non gli calza e che non gli spetta più. Uno degli errori più comuni a seguito della fine di un rapporto è credere che l’altro nel dirci “ti amo” tempo addietro in realtà mentiva. E invece no. Quelle dimostrazioni d’amore e d’affetto che oggi sono solo un ricordo erano vere, all’epoca. Erano sentite, autentiche e rispecchiavano un sentimento sincero. Ma sappiamo benissimo che le cose nel tempo cambiano. E i sentimenti non fanno eccezione. Molto probabilmente i “segnali d’allarme” c’erano già ma ci ha fatto comodo volgere lo sguardo altrove, lì dove c’era spazio e nutrimento per le nostre farfalle nello stomaco. Finché non son volate via e il sentimento si è trasformato in altro. È successo a tutti di iniziare qualcosa con grande entusiasmo, passione e partecipazione per poi cambiare idea e scoprire che quella strada intrapresa non faceva davvero per noi. Sono certo che a tutti sia capitato di trovarsi, una o più volte nella vita, nella posizione di rifiutare qualcuno che invece amava e chiedeva almeno una possibilità. E allora, com’è stato dir di NO e rifiutare? L’abbiamo fatto con ostilità? Siamo state persone brutte e cattive perché abbiamo scelto qualcun altro o semplicemente di star da soli? Se e quando abbiamo preso noi la decisione di lasciare e chiudere un capitolo, magari per il bene di entrambi, lo abbiamo fatto provando odio e risentimento o, peggio, covando desideri di rivalsa o vendetta contro l’altro? Molto più probabilmente abbiamo in realtà compreso che l’amore non è una scelta e non si decide. Accade e basta. Oppure non accade, punto. Non è né colpa né merito di nessuno. E questo vale sempre e comunque perché la capacità di ricambiare un sentimento in maniera naturale e genuina è al di fuori del nostro controllo razionale e volontario. Poco importa cosa sia, dica o faccia l’altro. Se non ci vuole (più) non si tratta di cattiveria o ripugnanza, allo stesso modo se noi lo desideriamo (ancora) non si tratta di bontà o magnanimità e viceversa. Il punto è che cerchiamo tutti la stessa cosa ma per raggiungere la meta che abbiamo nel cuore non tutti percorriamo la medesima strada. E va bene così. Prima si diventa consapevoli e si accetta questa scomoda verità, meglio è. Per tutti”.
5 consigli per imparare ad accettare un due di picche con serenità
1. Usa più la testa che il cuore
Metti le emozioni da parte e affidati a un’analisi razionale e sensata di quanto è accaduto. Smettila di farneticare e, peggio ancora, di immaginare scenari apocalittici su un futuro fatto di solitudine, tristezza e paura. Chiunque ti abbia detto NO adesso non è in alcun modo responsabile della voragine che porti nel cuore e del vuoto che c’è ora nella tua vita, perché c’era già prima e forse ci sarà per sempre. Utilizza questa esperienza per capirne e capirti di più, soprattutto come colmare tu ciò che non puoi delegare nessun altro a colmare.
2. Chiediti perché vuoi proprio chi non ti vuole
Come mai il tuo cuore batte per chi non ricambia (più) il tuo sentimento? Probabilmente associ all’amore l’idea del rifiuto e viceversa. Se sguazzare nel dolore ti fa sentire innamorata permettimi di dirti che l’amore e la sofferenza non hanno molto a che spartire. Le espressioni del tipo “ti amo da morire” o “muoio dalla voglia di stare con te” sono concezioni pericolosissime e fuorvianti di un sentimento che, per sua natura, è sinonimo di vita e non di morte. La forma corretta dovrebbe essere “ti amo da vivere” o “vivo per la voglia di stare con te”. Se ti affezioni a chi ti respinge ti invito a rivedere il tuo concetto di amore e ad allenare la tua mente a superare le mancanze che hai vissuto in passato. Altrimenti rischi di ripetere all’infinito lo stesso schema con le medesime sofferenze collaterali.
3. Non sforzarti di cambiare
Non credere che cambiando taglio o colore di capelli, abitudini e comportamenti riuscirai a (ri)conquistare chi ha scelto di starti lontano. Il cambiamento avviene se siamo noi a scegliere di cambiare per noi stessi e non per qualcun altro. Non hai commesso alcun errore nell’essere te stessa anche se ti domanderai fino alla nausea dov’è che hai sbagliato. La chimica, la passione, il sentimento e il desiderio sono perfettamente imperfetti così come sono e non esiste rimedio all’incompatibilità che divide due persone nella sfera sentimentale. Pertanto non sentirti sbagliata perché non lo sei. L’unico equivoco è credere di dover necessariamente trasformarti in chi non sei solo per far braccia nel cuore di chi viaggia su altri binari non per scelta ma per indole.
4. Elabora il lutto
Subire una perdita a livello sentimentale per la nostra mente equivale a subire un vero e proprio lutto, solo che l’altro non è morto ma è vivo e vegeto e magari si sta pure godendo la vita per i fatti suoi. Questo spesso fa non male ma malissimo, pertanto le prime ore e i primi giorni di distacco possono essere estremamente dolorosi, tragici e angoscianti. Ricordarti che è una fase passeggera. Vivila con il dovuto rispetto per te stessa, i tuoi ricordi e il tuo avvenire. Concediti il tempo e lo spazio necessari a incassare il duro colpo ma inizia anche a rileggere in chiave diversa quanto è accaduto. Adotta più di una prospettiva e concediti la possibilità anche di sorridere di te, di lui, di voi e di ciò che è stato. Prima ti convinci che non c’è nulla di male nell’avere altri gusti e preferenze, prima ti rimetterai in carreggiata più forte, matura e autoconsapevole.
5. Impara a lasciare andare, con gratitudine e senza obblighi
Se davvero senti di amare chi invece vuole altro allora sii felice della sua felicità anche se la sua felicità non sei tu, se ci riesci. Altrimenti lascialo andare e concentrati su altro. Non serbare rancore ma coltiva la gratitudine per i momenti belli che hai vissuto, se li hai vissuti. Chiediti piuttosto se amavi davvero lui o l’idea che avevi di lui. Non ostinarti a credere di aver perso o di essere stata rifiutata dalla “persona giusta”. Questa invenzione è una finzione di film, romanzi e telenovelas. L’amore romantico così altamente pubblicizzato su schermi e su carta induce i più a credere di essere sfortunati o non destinati a vivere ciò che in realtà è solo un’esasperazione di un sentimento mutevole e tutt’altro che “confezionabile”. Vivi la rottura con più leggerezza tenendo sempre bene a mente che non si può costringere chi non ha sonno a dormire, tantomeno al proprio fianco. Invertendo le parti, tu ci riusciresti?
Sono una giornalista freelance e mi occupo di lifestyle, scrivendo negli anni per diverse riviste femminili come Cosmopolitan, Gioia! e Donna Moderna, ma anche su siti come l’HuffPost e Foxlife. Ora mi potete leggere su D de La Repubblica e Moda.it, Marie Claire e Dove Viaggi del Corriere della Sera.